Storia di Susegana
I primi insediamenti umani in Susegana come nei territori limitrofi sono riferiti all’epoca preistorica e più precisamente al periodo Neolitico. Numerosi, infatti, sono stati ritrovamenti di manufatti rinvenuti all’interno del territorio comunale. Sempre in ambito comunale sono stati recuperati reperti di epoche successive compresa quella romana.
Dall’Epoca Romana all’arrivo dei Barbari
In epoca romana, ma probabilmente anche in epoche precedenti, l’area a ridosso del Piave era interessata da importanti vie di scambio. Sul territorio comunale passava, secondo gli storici, la Opitergium-Feltria-Tridentum ed in qualche modo i suoi traffici erano influenzati anche dalla Claudia-Augusta-Altinate, che pur correndo alla destra del Piave, inglobava più a nord i traffici provenienti dalla via che attraversava l’attuale Susegana. La Opitergium-Feltria-Tridentum si muoveva infatti lungo la direttrice Mandre-Barco-Maglio-Mercatelli confluire più a monte nella Claudia-Augusta-Altinate.
Susegana rappresentava inoltre un buon punto per le persone che volevano attraversare il Piave e il suo controllo rappresentava una ottima rendita per chi deteneva il potere in zona.
Queste vie di comunicazioni hanno permesso al territorio di progredire e mantenere nel tempo un elevato numero di persone residenti.
La colonizzazione romana tra Piave e Livenza vide Giulio Cesare premiare Oderzo per la fedeltà che gli dimostrò nella guerra contro Pompeo e donare agli opitergini trecento centurie, circa 150 km₂ di terreno agricolo da bonificare. Questo terreno arrivava a lambire le colline poste sulla direttrice Colfosco-Conegliano-Castello Roganzuolo (San Fior). In epoca augustea, il territorio si allargò ulteriormente e superò le colline della Tombola e di Conegliano. Probabilmente il toponimo Susigana cioè Susegana deriverebbe da uno dei proprietari terrieri di quell’epoca.
Della stessa epoca sarebbe anche il toponimo Marcadelli cioè Mercatelli che si trova nell’attuale Colfosco. Mercatelli mantenne una sua rilevanza nel corso dei secoli, perché importante zona di traffici commerciali che interessavano la località e che dipendevano come visto in precedenza dalla presenza del Piave e della via che da Opitergium andava al nord.
Il progressivo indebolimento dell’Impero Romano portò nel territorio il potere dei Goti ma anche l’influenza dei Bizantini. Le invasioni si susseguirono, arrivarono gli Unni e poi nel nord della penisola i Longobardi. Violenze e saccheggi furono una realtà fino a quando i Longobardi, allargando la loro influenza, fondarono il loro regno. Nel corso degli anni questo popolo di guerrieri, partiti originariamente dalla Scandinavia, si adattò e poi convertì al cristianesimo, venerando santi a cui dedicarono le chiese da loro edificate ed intitolate a: San Giorgio, San Michele Arcangelo, San Eustachio, Santa Giustina e Sant’Eufemia.
Il loro dominio rimase tale fino alla conquista del nord Italia da parte dei Franchi, chiamati in propria difesa dal Papa.
Nel 980 Ottone II aggiunse alla Contea di Ceneda i diritti sui territori fra i torrenti Soligo e Raboso.
Dal Mille al Duecento
Intorno al 1100 il conte Ensedisio diede il via alla costruzione, sulla collina lambita dal fiume Soligo, del castello di Collalto che diventerà mezzo di controllo nei confronti di chi deve attraversare il Piave. Questa costruzione si contrappone agli interessi dell’Abbazia di Sant’ Eustacchio posta sulla riva destra del Piave e costruita pochi decenni prima dal conte Rambaldo III.
L’obiettivo era la stretta fra Colfosco e Nervesa. Quella stretta permetteva, se posseduta, di fissare tasse di passaggio su persone e merci sul Piave. Era molto importante anche perché alla viabilità alto medievale, si era aggiunta quella dell’epoca: la strada Treviso-Boccadistrada-Conegliano altra via di comunicazione in pieno sviluppo.
La volontà di edificare sui colli rimaneva una prerogativa legata al potere e al controllo tipico dell’epoca ma ancor valida anche nel corso della Grande Guerra. Colfosco e Collalto ma più recentemente anche il Colle della Tombola, sono stati luoghi di osservazione o vedetta militare.
Nel 1120 venne creato l’Ospedale del Piave sui terreni dei Conti di: Treviso, Colfosco, Ceneda e Da Montanara (Montaner-Da Camino). I quattro congiuntamente cedettero i loro beni in località Talpon presso la chiesa di Santa Maria. Era usanza dell’epoca cedere, ad un’istituzione religiosa, quella tipologia di beni che non si riuscivano a dividere.
Nel XII secolo Colfosco risulta un centro amministrativo distinto da Collalto con un proprio castello di proprietà dei Conti da Colfosco, famiglia che darà i natali alla contessa Sofia di Colfosco soldato e condottiera.
In quell’epoca medioevale, le classi considerate inferiori erano divise in nuclei di servi e piccoli proprietari. Questi erano al servizio di altri uomini più potenti. L’unità base nei lavori agricoli era la masserizia dove lavoravano i massari, cioè dei soggetti semi liberi. Tante masserizie avevano a capo delle ministerie. Queste ultime erano controllate da alcuni nobili di secondo livello cioè, persone che servivano a cavallo il Conte. Le ministerie erano l’unità più piccola della curia.
A metà del 1100 una colonia di monaci cistercensi, con l’aiuto di Sofia Colfosco e del marito Guecellone II da Camino, ottennero in donazione diversi terreni e chiese sul colle di San Salvatore.
La curia ed il Castello di Collalto proiettavano i loro domini sul Passo Falzè ed il Quartiere del Piave mentre la curia di Colfosco, con il relativo Castello, controllava la pianura sottostante. Questo è attestato poiché nel 1190 una casa, un terreno ed un mulino in località Mandre divenne proprietà dei Conti Colfosco.
Nel corso del XII secolo crebbero in modo importante le influenze, i domini, il potere dei Conti Collalto e vennero meno quelli dell’altra famiglia Colfosco.
Dopo la morte di Sofia Colfosco la famiglia andò in disgrazia, si pensi che dovette cedere anche il Castello.
Nel 1186 nacque Giuliana Collalto che diventerà beata e che fondò il Monastero di San Biagio e Catasto a Venezia.
Il Piave non era controllato con argini, paratoie ed altro e probabilmente lambiva anche l’incolta foresta che si trovava tra Susegana e Santa Lucia di Piave, danneggiandola con le sue acque. Alla fine del 1100 si svilupparono diverse fattorie cistercensi lungo il Piave. I monaci cominciarono a prodigarsi in opere di bonifica rendendo coltivabile i terreni. Nel corso del Duecento grazie all’impegno, le terre incolte divennero abitabili e agricole. Così facendo si diffuse la coltivazione della vite, degli ortaggi, alberi da frutto e pascoli. Vennero anche costruiti argini per contenere il fiume e nuove strade.
Nel medesimo secolo, a Susegana ed in altri paesi del circondario si affermò la comunia cioè un’associazione fra lavoratori della terra, piccoli proprietari, affittuari e servi che sotto giuramento stringevano vincoli di mutua assistenza. Lo scopo di queste associazioni era di ottenere libertà di pascoli negli spazi incolti, libero dissodamento degli stessi, nuovi territori da sfruttare, ecc.
Nel 1201 il Castello dei Colfosco e la chiesa vennero acquistati dal Comune di Treviso perché aveva valutato l’importanza strategica del colle di Tombola e di di San Salvatore utili come avamposti militari per controllare la sospetta Conegliano.
Nel 1237 una scorribanda dei Coneglianesi permise loro di accaparrarsi alcuni territori di Colfosco e Susegana.
Nel 1266 gli abitanti della villa di Colfosco prestarono fedeltà al podestà di Treviso, Matteo da Correggio.
Dal 1278 fra Susegana e Santa Lucia si poterono affittare terreni con lo scopo di coltivare sorgo, miglio, ecc.
In un documento del 1285 viene citato il toponimo Sablomera de Susegana un luogo sabbioso.
Dal Duecento al Quattrocento
Dagli anni Quaranta del Trecento la Repubblica di Venezia stava ampliando sempre più il suo potere in terra ferma. Sfruttando questa occasione, Schenella figlio di Rambaldo VIII, ottenne nel 1358, dall’imperatore Carlo IV di Lussemburgo un’ampia giurisdizione sui territori della Sinistra Piave che andavano da Valdobbiadene ad Ormelle oltre ad altre zone nella pianura trevigiana.
Nella primavera del 1356 il re Ungherese Ludovico dichiarò guerra a Venezia e ne fu coinvolta gran parte della pianura trevigiana compresa Susegana. La guerra continuò anche d’inverno creando proteste e rivolte per le condizioni disperate della popolazione.
Alla fine del Trecento, la penetrazione veneziana nel trevigiano era completa. Varie famiglie della nobiltà rusticana e cittadina dovettero accettare l’investitura veneziana per non perdere tutti i loro averi.
Nel Quattrocento, quando si stava attenuando la comunità monastica di Follina, venne redatto un censimento che testimoniò i possedimenti dell’Abbazia. Disponeva di proprietà nelle località Foresto, Sarano, Santa Lucia, Susegana, Colfosco, Mandre e Sottoselva. In base alle coltivazioni la classificazione prevedeva: terra casalis o habitativa cioè abitabile-agricola, terra arativa cioè coltivata a cereali, plantata cioè con alberi, vitigata cioè con vigneto e prativa quindi pascolo.
Oltre a questi beni, vi erano numerosi mulini come quello in località Mandre posto in pra da Molin.
I Collalto sotto il dominio veneziano godevano di buona autonomia che prevedeva concessioni e autorizzazioni ad personam.
Nel 1412 i Castelli di Collalto e San Salvatore furono oggetto di assalto da parte delle truppe di Pippo Spano.
Dal 1425, erano andate moltiplicandosi le disposizioni persecutorie nei confronti degli Ebrei dimoranti nei territori della Serenissima. Capitava spesso che venivano chiamati Ebrei a Venezia e spesso esportavano o importavano beni per i Conti Collalto.
Dal Cinquecento al Settecento
Nel corso del Cinquecento diversi furono gli artisti ospitati nel Castello di San Salvatore. In quegli anni venne affrescata parte della volta della Cappella Vecchia da Antonio de Sacchis detto il Pordenone.
Fino all’esaurirsi dell’epoca veneziana, i rapporti umani nelle contee di Collalto e San Salvatore erano regolati da appositi Statuti.
Nel 1796-1797 Napoleone Buonaparte diede il via alla Campagna d’Italia. A Treviso venne formata la Municipalità Trevigiano-Coneglianese ed i feudi di Collalto e San Salvatore entrarono a far parte della nuova organizzazione.
I Francesi stabilirono a San Salvatore gli uffici del giudice di primo grado e quello di pace.
Dopo il Trattato di Campoformido la Francia cedette all’Austria la Serenissima e il territorio venne diviso in podesterie e giurisdizioni. Collalto riprendeva la sua funzione amministrativa sulle località Collalto, Barbisano, Falzè di Piave e Sernaglia, mentre San Salvatore controllava Susegana, Santa Lucia e Colfosco.
Dall’Ottocento ai giorni nostri
Nel 1805 il governo austriaco censì la popolazione la quale risultava così composta: Collalto e Colfosco 500 abitanti, Susegana 1593.
A seguito della Pace di Presburgo del 1805, il Veneto ritornò sotto l’influenza francese e venne inglobato nel Regno d’Italia con capitale Milano e Re Napoleone I. Questo dal 1806 al 1813.
In quel periodo di dominio francese, Susegana venne trasformata a livello amministrativo e legislativo. Venne eliminato il diritto comitale di origine feudale. Il territorio trevigiano e non solo venne inglobato in quello del Dipartimento del Tagliamento.
Nel 1806 nacque il Comune di San Salvatore. Quest’ultimo nel 1810 cambierà nome e prenderà quello di Susigana poi trasformato in Susegana.
Del Comune di Susegana faceva parte anche Colfosco. Santa Lucia che si trovava inglobata nell’amministrazione di San Salvatore, si staccò e formò un Comune autonomo ed indipendente. Collato finì nel Comune di San Pietro di Feletto. Sernaglia e Falzè formarono un Comune a parte.
Nel 1855 venne realizzata la ferrovia denominata “Imperial-regia strada ferrata Ferdinandea” inaugurata il 1° maggio che doveva congiungere Vienna con Venezia e Milano.
Per attraversare il Piave venne realizzato un ponte ferroviario, che si affiancava a quello stradale, affinché i treni potessero arrivare a Treviso e poi proseguire per altre destinazioni. L’occasione permise la creazione di un nuovo nucleo abitativo, l’attuale Ponte della Priula.
Diversi furono gli sviluppi dell’intera area ad inizio Novecento che verranno bloccati con lo scoppio, nel 1915, della Prima Guerra Mondiale e Susegana suo malgrado diventerà nel 1917 fronte di guerra.
Le foto che trovate qui sotto sono state recuperate dal libro: “Archivio per Susegana” di Pier Angelo Passolunghi, Editore Amministrazione Comunale-Biblioteca Comunale Susegana, 1985
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