Prima della Grande Guerra in Italia c’era chi voleva entrare conflitto a fianco dell’Impero Austro-Ungarico e Impero tedesco in base agli accordi del 1882, oppure allearsi con la Francia e la Gran Bretagna in base ad un contratto del 1907. Altri volevano restare neutrali. Il Governo decise di allearsi con la Francia ed i suoi alleati ed entrò in guerra nel 1915 aprendo di fatto un nuovo fronte. La situazione per la provincia di Treviso ed i suoi abitanti divenne insostenibile dopo la disfatta di Caporetto nel 1917.
Storia della Prima Guerra Mondiale a Revine Lago
Revine Lago e la zona circostante divenne centro di interessi militari fra la Battaglia del Solstizio iniziata il 15 giugno 1918 e la Battaglia di Vittorio Veneto che vide la controffensiva dell’esercito Italiano ed Alleato tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918. La Vallata fu interessata da una serie di lavori come: l’aeroporto a Tovena nei pressi di Cison di Valmarino, il rifacimento della strada del passo San Boldo e la funicolare che portava sia a Bagnolo sia a Rua entrambe località del Comune di San Pietro di Feletto
Se queste infrastrutture servivano l’intera Vallata e quindi raccoglievano il consenso della popolazione, dall’altro ci furono privazioni, soprusi e violenze nei confronti degli abitanti.
Secondo alcune fonti, un Comando Austro-Ungarico si insediò a casa di un cittadino revinese, requisendogli l’abitazione. Nel Comune di Revine vennero pignorati interi edifici come le ex Scuole elementari a Lago, ora non più esistenti, la casa di un poeta locale, il vecchio municipio a Santa Maria e altri edifici. Un altro comando si trovava nell’ex canonica di Lago. Lungo le arterie viarie della Vallata vennero costruite baracche di ogni genere e grandezza per soddisfare gli interessi nemici.
A Revine, si trovava una piccola stazione ferroviaria con una linea a scartamento ridotto denominata dagli Austro-Ungarici Feldbahn. Questa partiva da Lame di Revine e percorreva la Vallata. Il percorso che partiva da Revine una volta a Follina si divideva in due direzioni: una Pedeguarda-Miane-Combai, la seconda verso Pieve di Soligo-Falzè per collegarsi con una vecchia linea che arrivava a Susegana.
La ferrovia sarebbe dovuta passare sull’intero territorio della Vallata, scendere fino a Vittorio Veneto ed arrivare fino alla seconda linea difensiva tedesca a Sacile. Quest’ultimo tratto non venne mai realizzato.
Durante l’occupazione fu costruita anche una teleferica a doppio filo portante che dal Castello di San Martino a Ceneda arrivava a Con (Serravalle) passava per Masieron (Revine Lago al confine con Serravalle) borgo Bridot ed infine giungeva al capolinea di Lama.
Sulla montagna vi erano delle trincee, realizzate dagli Austriaci, che servivano per controllare la ferrovia e le imbarcazioni che si muovevano sul lago.
Durante l’anno di occupazione, il Commissario Prefettizio Cesare Vettorazzi dei Comuni di Miane, Follina, Cison di Valmarino, Lago e Tarzo Venne fatto allontanare per motivi di sicurezza espletava le sue funzioni da Casteggio (Pavia).
Nel novembre del 1917, partirono da Revine Lago novanta profughi in direzione di Napoli.
Una volta superato il Tagliamento, in poche ore gli Austroungarici occuparono tutti i Comuni della Provincia di Treviso posti sulla sponda sinistra del Piave, erano in tutto 46.
L’allora Vescovo di Ceneda Mons. Eugenio Beccegato ricordò, in una lettera, quei tragici momenti con queste parole: “Fin dai primi giorni del passato novembre furono sospesi tutti i mezzi di trasporto e di comunicazione, cosicché da un mese noi siamo all’oscuro di tutto ciò che succede nel mondo. La guerra; veder ste signorine con le sotane strette che andavano gridando con la forsa del municipio voliamo la bandiera dell’armistizio.”
Mons. Eugenio Beccegato riporta, in un suo scritto, che con l’arrivo del nemico, un’area dell’Italia che era florida ed economicamente autosufficiente, divenne povera ed in preda ai continui saccheggi sia notturni che diurni. La popolazione locale versava nella miseria e lo spettro della fame si faceva sempre più vivo e palese.
Una lettera riporta: “[…] I benestanti sono quasi tutti passati alla destra del Piave, lasciando in balia del saccheggio le loro case e le loro robe.”
Revine era stata soggetta ad una importante emigrazione della popolazione agli inizi del Novecento, la situazione socio-economica era difficile e anche le giovani donne emigravano andando a Milano, Venezia, Torino, ecc. a fare le balie per la borghesia.
La popolazione denunciava le continue malversazioni dell’esercito occupante, quest’ultimo entrava in casa e depredava le già sguarnite abitazioni di Revine Lago e della zona. La paura della fame si fece sentire fin dai primi giorni dell’occupazione. Il nemico sequestrava di tutto ed a tutti per soddisfare solo l’interesse militare.
La popolazione cercava di salvare quello che poteva. Il granoturco, ad esempio, veniva inserito nelle canne fumarie, affinché non venisse sequestrato dalle truppe. Le requisizioni furono una delle iniziative più odiose perché non venivano annotati correttamente i quantitativi prelevati. Un’altra testimonianza giuntaci racconta di un abitante di Revine Lago che decise di murare una mucca affinché non venisse sequestrata.
In alcune località era proibito anche raccogliere la verdura del proprio orto.
In un breve dialogo tra un militare ed un civile che aveva fame e chiedeva conto sul perché di tanti scempi, il soldato rispose: “È la guerra. Non è necessario che la popolazione civile viva, è meglio che muoiono cento civili piuttosto che un cavallo.”
Innumerevoli furono le vittime della fame a Pieve di Soligo, a Farra di Soligo, a Rolle, a Miane, Combai, Revine, Tarzo, Vittorio Veneto e Fregona.
A peggiorare la situazione già critica furono i continui decreti imperiali che punivano severamente la popolazione con multe, prigionia, fucilazioni, internamenti ed altre privazioni.
Un’altra testimonianza riporta che gli occupanti rastrellavano dieci o quindici bambini al giorno, questi venivano condotti sulla strada che portava da Cison a Mura e qui costretti a spaccare sassi e pietre per sei-dieci ore al giorno per creare ghiaia che veniva impiegata per sistemare la strada. Quella strada necessitava di continua manutenzione perché quotidianamente passavano i mezzi diretti al fronte. La ricompensa per i ragazzi, alla sera, era rappresentata da un mestolo di minestra e dei crauti il più delle volte andati a male.
Con il proseguo della guerra vennero sgomberati, in pochi giorni, i Comuni di Valdobbiadene e San Pietro di Barbozza perché troppo vicini al fronte. La popolazione si diresse verso Miane, Follina, Revine Lago, Cison di Valmarino, Tarzo e Vittorio. A Revine Lago ne arrivarono circa cinquemila. Nei primi mesi del 1918 alcuni di questi si spostarono verso Fregona, Colle Umberto ed altri Comuni friulani fra il Livenza ed il Tagliamento. Tutte queste persone vivevano di espedienti, in case abbandonate ed erano poco accettate dagli abitanti di quei paesi.
Nel periodo di guerra, vennero sequestrate le campane a Lago e gettate dal campanile demolendo in parte anche la sua struttura. In località Santa Maria, la campana venne salvata perché nascosta letteralmente nel letame. Anche quella del Santuario di San Francesco da Paola a Revine venne nascosta e ricollocata al suo posto una volta conclusa la guerra. In tempo di guerra le campane venivano fuse e con il metallo ricavato venivano creati cannoni ed altro materiale bellico.
Verso la fine di ottobre 1918 durante un’incursione su Revine Lago un trimotore alleato venne abbattuto dagli Austriaci e cadde distruggendosi nella zona del Col de le Poiate.
Nel medesimo periodo, durante la ritirata austriaca ci fu un aspro combattimento con le truppe italiane, presso la chiesetta di San Marco in località Col de la Spina che durò per circa dodici ore.
Alcuni ricordano che, durante la controffensiva gli Italiani affondarono un treno austriaco nel lago. Leggenda o verità il treno è ancora nel lago forse con un bottino.
Complessivamente nella Prima Guerra Mondiale a Revine Lago morirono 81 perone. I danni materiali non furono ingenti come in altri paesi del circondario o quelli sul fronte.
Dopo il 1918 a Revine Lago vennero versati circa £ 20.000 pari a circa € 22.000 dal Governo Italiano per la ricostruzione. Servirono per ricostruire la scuola.
Per coloro che volessero approfondire la tematica segnaliamo: “Revine Lago e la Grande Guerra 1915/1918 Aerei caduti, la linea Decauville Revine-Pieve di Soligo ed il misterioso trenino in fondo al lago” a cura di Lucio Tarzariol