In questo articolo vi raccontiamo le vicende della Prima Guerra Mondiale a Crocetta del Montello.
Con l’Unità d’Italia Crocetta del Montello non esisteva; in quell’epoca, infatti, le frazioni di Ciano, Nogarè e Rivasecca facevano parte del Comune di Cornuda. Solo nel 1902, il distaccamento di queste frazioni da Cornuda diede origine al Comune di Crocetta Trevigiana, l’appellativo Montello sostituirà Trevigiana dopo la Grande Guerra.
La Prima Guerra Mondiale a Crocetta del Montello
La Prima Guerra Mondiale a Crocetta del Montello
La maggior parte della popolazione era contadina, viveva in abitazioni malsane e coltivava le terre degli affittuari o dei mezzadri delle famiglie nobili.
In paese era attivo il Canapificio Veneto che durante la guerra era in grado di far fronte alle richieste di calzari da parte dello Stato italiano per equipaggiare i soldati al fronte. Infatti, dall’1 gennaio 1914 al Canapificio lavoravano circa 1.500 persone.
A turbare la vita non facile degli abitanti di Crocetta Trevigiana fu la notizia dell’attentato di Sarajevo e dell’Italia che si dichiarò neutrale. Ma dal maggio 1915 tutto cambiò e anche l’Italia entrò in guerra. Nei rari momenti in cui si incontravano le donne si tenevano aggiornate su quello che accadeva. Purtroppo i loro mariti e figli erano in guerra e loro erano costrette a parlate di lutti, ferite, invaditi, miserie.
Anche da Crocetta partirono diversi giovani diretti al fronte. Tanti di questi usarono la ferrovia che aveva diviso in due parti la frazione di Nogarè.
Nel 1916 continuavano le battaglie sia sull’Altopiano di Asiago sia sull’Isonzo.
L’8 giugno 1916 venne affondato il piroscafo Principe Umberto, quest’ultimo stava trasportando la 55° Brigata Marche (fanteria) da Valona (Albania) a Taranto. Venne intercettato da un sommergibile austriaco che lo affondò. In quell’occasione morirono dieci giovani di Crocetta del Montello.
Durante tutto il periodo della guerra, l’angoscia era la padrona dei sentimenti che accompagnava quotidianamente la vita di chi in paese attendeva le notizie dei suoi cari.
Già agli inizi del 1917 la situazione sociale di Crocetta Trevigiana era pesante, le coltivazioni erano ridotte alla sussistenza, visto che mancavano gli uomini e le donne facevano portavano avanti il lavoro nei campi come potevano. Molte di loro ritrovandosi vedove, con figli piccoli da far crescere e senza un’entrata economica dignitosa e con degli anziani da seguire non sapevano proprio come andare avanti.
Il Comune cercava di aiutare la sua popolazione in ogni modo ma le richieste per le spese belliche erano ingenti ed anche le casse dei Comuni erano vuote. Le malattie aumentavano ed i medicinali costavano sempre più ed erano scarsi.
Il ripiegamento delle truppe italiane sul fiume Piave dopo Caporetto, significò l’arrivo della guerra anche nel territorio. Giunsero militari italiani sia dal Friuli sia dal Bellunese e si insediarono in paese dietro le prime linee mentre l’artiglieria venne posizionata ancora più indietro. La popolazione civile, consapevole del pericolo che stava correndo decise di abbandonare Crocetta e rifugiarsi da parenti ed amici.
Il parroco di Nogarè, Don Francesco Furlanetto, cercò di aiutare i suoi compaesani ma con l’avvicinarsi della guerra dovette trasferire i registri e gli arredi sacri a Montebelluna e chiudere la chiesa.
La prima linea italiana venne approntata sulla riva destra del Piave con trincee, postazioni di mitragliatrici e ricoveri. Vennero anche costruite alcune gallerie sotterranee che dal paese portavano fino al fronte.
Nel novembre 1917 nella chiesa di Nogarè si insediarono prima un comando di artiglieria italiano e dopo quello inglese. Probabilmente il nemico lo venne a sapere e con un bombardamento mirato colpì la chiesa, la canonica ed il campanile.
Il malcontento dei pochi abitanti rimasti a Crocetta Trevigiana aumentava per il protrarsi della guerra e per le angherie che dovevano sopportare da parte di alcuni soldati degli eserciti alleati.
La Prima Guerra Mondiale lasciò a Crocetta del Montello segni tangibili della sua furia: su 1.500 case 300 erano completamente distrutte e 1150 erano danneggiate. L’incidenza dei danni fu del 96%. Nel migliore dei casi alle abitazioni mancavano porte, mobili e molto altro ancora.
Nel post guerra alcuni uomini si inventarono il lavoro del recuperante, cioè colui che recuperava ferro, rame, ottone dagli ordigni inesplosi lungo il Piave a rischio di mutilazioni e della stessa vita.
Il Canapificio Veneto, dopo i lavori di riparazione, riprese la sua produzione come in epoca di pace e questo permise di ridurre la disoccupazione a Crocetta del Montello.
Per coloro che volessero approfondire la tematica della Prima Guerra Mondiale a Crocetta del Montello si segnala il libro: “Crocetta Trevigiana nella Grande Guerra fatti, luoghi, protagonisti”.