Il 1° gennaio 1914 la popolazione civile di Cison di Valmarino contava 4.574 unità. Nel corso dell’anno, nacquero 197 bambini, mentre i defunti furono 50. Gli immigrati furono 18 mentre gli emigrati si attestarono a 56 unità. Al 31 dicembre la popolazione complessiva era di 4.648.
Cison di Valmarino nella Prima Guerra Mondiale
Cison di Valmarino nella Prima Guerra Mondiale
Cison di Valmarino era in forte crescita demografica, i nati erano quattro volte di più rispetto ai morti. Il paese era anche soggetto alla emigrazione, molti dei suoi emigrati però nel secondo semestre del 1914, rientrarono in massa dall’Europa a causa dello scoppio della guerra.
A febbraio, il Sottotenente comandante della Sezione dei Carabinieri Reali aggiornò il registro dei proprietari di vetture, carri a due o quattro ruote ed altri mezzi che potevano servire all’esercito. Questi aggiornamenti erano importanti perché il Veneto era un territorio di confine e rappresentava una via obbligata per gli spostamenti dell’esercito.
Oltre ad aggiornare il registro sui mezzi disponibili sul territorio, l’anno vide anche l’aggiornamento dei registri di leva per i coscritti e per tutti quelli che potevano entrare nell’esercito in caso di guerra.
In quei tempi capitavano casi come quello del Cisonese Pietro Cesca, classe 1887 di professione falegname, il 15 maggio 1907 ricevette la chiamata per arruolarsi ma non si presentò perché era in America con la famiglia. Il successivo 30 settembre venne dichiarato renitente.
Il 28 luglio, l’Impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia e fu purtroppo l’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Dall’agosto 1914 con i molti rientri degli emigrati dall’Europa e con la crisi che seguì l’avvio delle ostilità, la disoccupazione a livello generale aumentò fino ad arrivare a livelli problematici di gestione da parte delle autorità pubbliche.
A Cison di Valmarino, secondo le fonti, i rimpatri non crearono disordini e problemi, cosa che invece accadde nei Comuni limitrofi.
Nel Comune vennero messi in opera lavori di pubblica utilità, per assorbire la manodopera in eccesso. Un’opera realizzata fu la costruzione dell’acquedotto nella frazione di Zuel. Il costo dell’opera fu di £ 3.110,47 circa € 12.500,00.
Un altro intervento vide la costruzione della strada comunale da Cison di Valmarino a Rolle con una spesa complessiva di £ 2.370,79 circa € 9.300,00.
Sempre per utilizzare la manodopera disponibile, fu messa in sicurezza, ampliata e aggiornata la situazione delle strade di Tovena per un importo complessivo di £ 1.100,87 circa € 4.500,00.
Nei primi mesi del 1915, la vita a Cison di Valmarino, scorreva, nonostante tutto sufficientemente tranquilla come in un piccolo Comune italiano. Come abbiamo visto il problema più grande per l’Amministrazione Comunale di quell’epoca era dare lavoro agli emigrati rientrati da poco in paese.
Il 24 maggio, all’entrata dell’Italia in guerra, più di qualche Cisonese venne richiamato alle armi e si capì, fin da subito, che non sarebbe stata una questione di qualche mese.
Diversi furono i militari che, attraverso le mogli, suggerirono a queste di affrettarsi per chiedere il sussidio statale. Il contributo dello stato per le mogli prevedeva inizialmente la somma di £ 0,60 circa € 2,20 che poi venne elevata a £ 0,70 circa € 2,50 a cui venivano aggiunte £ 0,30 circa € 1,10 per ogni figlio sotto i dodici anni. Queste sovvenzioni giornaliere bastavano appena per acquistare il pane.
Poco dopo, la situazione si aggravò, infatti, al Sindaco venne comunicato il 21 agosto il nome del primo caduto cisonese: il Caporale Fermo Vicin di Marco, deceduto il 27 giugno 1915. Morì nell’ospedale da campo di Cassegliano nel Comune di San Pier d’Isonzo per le ferite riportate in combattimento. Lenta fu la macchina delle informazioni e gli errori erano all’ordine del giorno, purtroppo anche sui nomi dei morti.
Cison di Valmarino era un Comune nelle retrovie, ma la guerra con le sue sofferenze colpiva qui come in tutti i Comuni della zona.
Molte furono le dichiarazioni e le ordinanze affisse ai muri del paese che informarono i cittadini delle decisioni prese dai vari organi di potere.
Dal 24 luglio anche a Cison venne attivato il Registro Dichiarazioni di Viaggio con le annotazioni dei richiedenti, l’autorizzazione di viaggio e la motivazione dello stesso. Fra i primi a richiederla ci fu Virgilio Floriani che doveva andare a Vittorio Veneto per “incassare il prezzo delle gaete, cioè dei bozzoli di seta.”
In questo Registro risultano diverse le richieste dei Cisonesi per spostarsi a Treviso, a Conegliano, a Vittorio Veneto, a Mira, a Venezia, ecc.
Nel frattempo proseguivano in qualche modo i lavori pubblici compresi quelli che riguardavano la Strada del San Boldo come la conosciamo noi oggi.
Nel settembre 1915 nacquero in tutta la pedemontana una serie di Comitati con lo scopo di aiutare i soldati che erano al fronte fornendo loro, abiti e scarpe. Il Comitato a Cison di Valmarino prese il nome di Comitato Pro Lana. Ad esempio un paio di mutande costavano £ 2 circa € 7,00, una camicia se di tela aveva lo stesso prezzo delle mutande, se fosse stata di flanella £ 6 circa € 22,00, ecc.
Nel 1916 altri furono i Cisonesi chiamati alle armi e inviati al fronte.
La guerra non fu solo un sacrificio per i Caduti e per le loro famiglie ma anche per chi rimase nei paesi. Le restrizioni e le problematiche da superare quotidianamente crescevano giorno dopo giorno.
Costavano sempre più i beni di prima necessità ed aumentò, a livello nazionale, ma anche a Cison, il malcontento.
I dipendenti comunali di Cison di Valmarino erano sempre alle prese con circolari, bandi, pratiche burocratiche che misero in difficoltà sia gli operatori sia i cittadini.
In quell’anno nacque anche il Consorzio Daziario dei Comuni Cison di Valmarino, Follina, Miane, Tarzo e Revine Lago presieduto dal Sindaco di Cison. Il manifesto del Consorzio venne distribuito a tutte le osterie, locande, bar, ecc. Questo era un documento, per la maggior parte incomprensibile, dove il linguaggio burocratese dominava, si creava così ulteriore malcontento e si ponevano le basi per altre sofferenze.
Gli ultimi giorni di ottobre 1917 furono gravidi e pieni di inquietudini. Il nemico aveva rotto il fronte e superato il Tagliamento ormai si stava avvicinando al Livenza.
Il tuono dei cannoni era sempre più vicino, le strade che portavano a Pieve di Soligo erano piene di soldati e civili che scappavano.
Nei giorni attorno al 29 ottobre, soldati, civili, profughi dilagarono nel vittoriese e la zona precipitò nel panico. Le autorità lasciarono i posti di comando ed insieme a loro si dileguarono gli impiegati comunali e molti benestanti. Rimasero i poveri e gli agricoltori assieme al loro bestiame fonte di sostentamento.
A Cison scapparono in 107, molti meno rispetto ai Comuni limitrofi.
In quel fuggi fuggi, molti furono gli abitanti della Sinistra Piave che superarono i ponti sul fiume per sfollare alla sua Destra. Vittorio Veneto venne occupata dall’esercito Austro-Ungarico l’8 novembre, le truppe proseguirono anche nella Valsana e la occuparono completamente il giorno successivo.
A Cison di Valmarino e Follina giunse per prima la 50° Divisione Fanteria e poi l’Alpenkorps che per un periodo si insediò nel castello dei Brandolini e ora CastelBrando.
Diversi furono i parroci che tennero il registro delle vicende dei singoli Comuni durante l’occupazione nemica. Per Cison di Valmarino non risulta ci siano memorie del genere sull’occupazione del 1917-1918. Qualche breve memoria è stata curata dalla sig.ra Resi Pasquetti.
Fino ai primi di dicembre del 1917, gli invasori obbligarono gli abitanti ormai in pima linea a rimanere sul posto per non ostacolare le manovre militari.
Successivamente, venne impartito l’ordine di sgombero dei vari Comuni, da Segusino fino al Basso Piave, subito dopo cominciarono saccheggi e privazioni a carico di quelli che decisero di rimanere.
In quell’epoca, erano di più i divieti che le azioni che una persona poteva compiere.
Iniziarono i razionamenti alimentari: prima il pane e la farina e successivamente la carne. Le requisizioni interessarono le campane che fuse diventarono materiale bellico.
Entro il maggio 1918 le campane vennero requisite ovunque. Secondo alcune indagini ne vennero prelevate 9764 in tutto il Veneto. A Cison ne asportarono 17 per un peso complessivo di 54 quintali, a Tovena 6 per un peso complessivo di 18 quintali ed a Rolle furono 4 quelle requisite per un peso di 15 quintali.
Nel frattempo diverse furono le opere messe in campo dagli austroungarici per risolvere problemi logistici e di viabilità. Venne aperta la Strada del San Boldo, venne realizzata la ferrovia Sant’Andrea-Costa-Ponte della Muda e la teleferica dal Castello di Serravalle si portava a Còl (frazione di Serravalle) poi a Masieron ed infine al Borgo Bridot-Lame di Revine. La linea ferroviaria Vittorio Veneto-Conegliano in quel periodo era costantemente bombardata dall’esercito italiano per cui risultava inutilizzabile.
Il 24 ottobre iniziò la Battaglia Finale che portò alla conclusione della Grande Guerra.
Secondo recenti studi dovrebbero essere 119 i Caduti Cisonesi su circa 600 soldati partiti dal paese.
Per coloro che volessero approfondire la tematica segnaliamo: “Cisonesi nella Grande Guerra 1915-1918”, a cura di Roberto Tessari e Mara Cibello, Comune di Cison di Valmarino, 2018.