Chiesa San Giorgio a Collalto
Chiesa San Giorgio a Collalto
La Chiesa San Giorgio a Collalto si trova nella frazione di Collalto nella parte orientale di Susegana.
Attestata come cappella castrense nell’atto di donazione testamentaria del nobile Alberto di Collalto (1138), che istituiva come beneficio un maso “ospitalis de Colle Alto” citato nel 1210, era in origine filiale dell’Ordine Gerosolimitano 1199.
Divenne parrocchia nel 1590 con Antonio Tassolino (1590-1599), precedentemente vicerettore della chiesa di San Martino a San Martin di Col (1584-1585), alle dipendenze della pieve di Pieve di Soligo.
L’edificazione del primo edificio, che si trovava all’interno del centro fortificato nei pressi della rocca, fu presumibilmente concomitante con quella del castello per opera del conte Esendisio di Treviso (1110). Oltre all’altare maggiore assegnato nel 1348 a San Giorgio al posto di San Prosdocimo ed a quelli laterali dei San Filippo e Giacomo datati 1498 e di San Prosdocimo 1341, la chiesa medievale servì da mausoleo per le sepolture femminili della famiglia Collalto a partire dal Vescovo Manfredo di Collalto nel 1321.
Dell’altare dei San Filippo e Giacomo, che passò dal giuspatronato dei monaci dell’Ordine Gerosolimitano a quello della famiglia Lippomano (1597-1854), sono attestati come mansionari i cavalieri gerosolimitani Alvise de Garzoni (1498) e Alvise Lippomano (1563, 1585), commendatario anche della chiesa di San Giorgio in borgo Grazzano a Udine.
Il successivo edificio, costruito in luogo del precedente (1851) e consacrato dal vescovo Manfredo Bellati nel 1857, venne distrutto nell’ultimo anno dall’esercito italiano durante la Grande Guerra. L’attuale chiesa, progettata dall’architetto canevese Domenico Rupolo (1927), è stata impreziosita soprattutto a partire dagli anni Settanta del Novecento da donazioni, offerte e dal generoso contributo dei volontari, che hanno “messo in moto un meccanismo destinato a non interrompersi più”, acquistando la calotta in rame per il battistero nel 1961, l’impianto di amplificazione sonora nel 1968 e l’organo meccanico, posato su apposita pavimentazione in legno nel 2002.
Ricevette un primo restauro nel 1980 fra i quali i banchi, il tetto e venne rinnovato il pavimento con pietra di Cugnana, marmi di Verdello e rosso Castel e un secondo nel 2000 con coro e parti lignee del presbiterio. Inoltre, sempre grazie al lavoro della gente di Collalto, negli anni Ottanta c’è stato anche l’intervento al campanile fra i quali i solai, l’orologio, la tinteggiatura interna della chiesa e la messa a norma dell’impianto elettrico, mentre negli anni Novanta c’è stata la ristrutturazione della canonica e della sacrestia fra i quali i soffitti ed i servizi.
Il pittore Giovanni Zanzotto da Pieve di Soligo (1888-1960) ha decorato il presbiterio, il Coro e le due navate laterali. Ha eseguito inoltre le due immagini di San Prosdocimo e di Beata Juliana di Collalto ai lati dell’altare maggiore (1935), poi coperte verso la fine degli anni Quaranta. Due statue in legno del Seicento ornano l’altare maggiore della chiesa parrocchiale. Si tratta del lavoro di un ignoto scultore, oggetto di restauro da parte di Ivan Ceschin con bottega a Colfosco (2000). L’ipotesi più accreditata individua in Manfredo di Collalto uno dei due personaggi raffigurati (quello con lo sguardo al cielo e la mitra ai piedi), il vescovo di Ceneda (1310-1320) ucciso nel giorno del suo ingresso a Belluno “orto tumulto a factione caminensi per insidias” (1321). L’altra statua potrebbe raffigurare San Gaetano, canonizzato nel 1671.
Una grande pala d’altare, raffigura San Giorgio nell’atto di uccidere il drago (1926) è stata realizzata dal pittore coneglianese Guido Pini da Conegliano (1891-1963) su commissione di mons. Giovanni Corbanese. È un’immagine classica, che simboleggia il prevalere del bene sul male. La cornice dorata della pala in legno massiccio è stata realizzata da Palmiro Chiavegato di Pieve di Soligo, aiutato da Angelo Baccichet di Collalto (1926).
Al centro del presbiterio è collocato un altare in legno di ulivo e olmo, realizzato dallo scultore Pietro Stefan da Mercatelli all’epoca di don Celestino Mattiuz (2000). L’altare è formato da un solido piano, un basamento in olmo e un corpo centrale in legno scolpito, che rappresenta la magnificenza divina della Santissima Trinità con Dio Padre che ha il Figlio sulle ginocchia e lo Spirito Santo sotto forma di colomba, collocata tra il Padre e il Figlio. L’immagine riassume la tematica del Giubileo del 2000: Dio che ha donato per amore suo Figlio in forza dello Spirito Santo, che è la personificazione dell’amore infinito per l’umanità. Le icone poste sulla facciata dell’ambone rappresentano i Quattro Evangelisti. Matteo, come colui che ha iniziato la descrizione della nascita nella carne di Cristo e come apostolo che ha rivolto il suo Vangelo innanzitutto alla coscienza religiosa dei Giudei, è raffigurato insieme all’apostolo Giacomo, fratello del Signore nella carne e primo vescovo di Gerusalemme.
Marco invece, il cui Vangelo si basa direttamente sulle parole dell’apostolo Pietro, è raffigurato insieme a lui come suo discepolo ed esegeta. Luca è raffigurato insieme a Teofilo, cui sono rivolte le parole iniziali del suo Vangelo come pure degli Atti degli Apostoli. Giovanni infine è raffigurato con il suo discepolo Procoro. Nella chiesa di S. Giorgio trova posto anche una statua in legno dipinto di pregevole fattura, raffigurante la Beata Juliana da Collalto, opera dello scultore tirolese Ferdinand Stuflesser di Ortisei (1955).
Chiuso in una cassa ermetica, fornita di apposite griglie per la diffusione del suono e dotato di ventilatore silenziato, l’organo della chiesa di Collalto è stato realizzato da Antonio Roverato da San Giorgio delle Pertiche (2002) in legno di noce e tutte le canne in legno sono di abete di prima scelta. Nella consolle sono contenute due tastiere, lavorate in legno di bosso con diesis in ebano. La pedaliera è costruita a forma di raggiera concava con tasti in rovere di Slavonia e diesis in ebano. I somieri sono del tipo a canali per tatto e sono costruiti in legno di mogano, sono dotati di tre particolari molle ciascuno per garantire con la naturale stagionatura del legno una perfetta equidistanza fra le parti che compongono il somiere stesso. Anche i collegamenti d’aria fra i mantici e i somieri sono in legno, in modo da garantire un funzionamento perfetto […]. L’organo è dotato di 23 registri a comando meccanico, 6 pedaletti a comando meccanico (disposti in linea sopra la pedaliera) e in centro alla consolle è stata inserita la staffa dell’espressivo. La parte fonica è stata eseguita trattando ogni singolo registro nel suo timbro caratteristico, nell’uguaglianza e omogeneità di suono. L’armonizzazione è stata eseguita secondo le migliori tradizioni organarie, avendo cura di dare particolare risalto a ogni singolo registro, mentre l’accordatura si è basata sul diapason internazionale di 880 vibrazioni al minuto secondo. In totale le canne sono 1275, delle quali 88 in legno di abete e le rimanenti in stagno.
L’interno custodisce tre affreschi di Bepi Modolo da Mareno di Piave (1913-87). Di grande pregio e impatto visivo è la Trasfigurazione realizzata dal pittore Bepi Modolo sulla retro facciata della chiesa sopra il portale d’ingresso. La composizione della Trasfigurazione segue la classica disposizione delle figure come dall’episodio del Vangelo: la splendente figura del Cristo trasfigurato tra i profeti Elia e Mosè e tre apostoli in primo piano (Pietro, Giacomo e Giovanni), stravolti dal miracoloso avvenimento. La tecnica dell’affresco, per la luminosità del colore steso sull’intonaco fresco, rende ancor più splendente questo episodio già di per sé innaturale. Le tre figure umane ed extra-terrene contrastano con le figure in primo piano, avvolte dalla luce superiore, ma immerse nell’oscurità del mondo, dove domina uno stupore tutto umano. L’affresco Salve Regina (1953), posizionato sopra l’altare della navata destra, propone una descrizione figurativa della preghiera cristiana alla Vergine Salve Regina. Due angeli ai lati della Madonna presentano i simboli regali: la corona e lo scettro. Al centro la Vergine e il Figlio, in primo piano i sofferenti imploranti verso la Madonna. L’ambientazione spoglia, fatta di nude rocce e di un cimitero sullo sfondo, richiama la “valle di lacrime”. Una vecchia e un bimbo si avviano verso il cimitero a simboleggiare che la morte non ha età. La predella, eseguita in monocromo che contrasta con il colore dell’immagine sovrastante, rappresenta un fatto reale: nel dopoguerra si volle portare l’immagine della Madonna Pellegrina in tutte le parrocchie della diocesi di Vittorio Veneto e anche Collalto ottenne questa particolare visita. La composizione della Flagellazione [Sacre Spine] (1960/1970) è caratterizzata da un ritmo realistico e incisivo di cruda seppure simbolica realtà. Nella parte centrale il Cristo è legato alla colonna della flagellazione e viene schernito da un uomo che gli conficca la corona di spine nel capo e si aiuta con un bastone per non pungersi le mani. Il Cristo, così incoronato, è circondato simbolicamente da personaggi che con il loro peccaminoso stile di vita sono corresponsabili di questa tortura fisica e morale. Si possono vedere il beffeggiatore, la spettatrice dal balcone, lo studioso materialista con il libro sottobraccio, il lavoratore che mostra i pugni, il duro di cuore, il bestemmiatore, il donnaiolo lussurioso e una prostituta seduta. Anche la predella di questo affresco è eseguita a monocromo e come l’altra contrasta decisamente con i colori dell’opera superiore.
Essa rappresenta lo storico episodio dell’arrivo delle Sacre Spine a Collalto. Un nobile della famiglia Collalto-Da Montanara, seguito da tre crociati con sullo scudo il simbolo del casato, dona la preziosa reliquia al Vescovo Azzone degli Azzoni tra la venerazione degli astanti sia il clero sia il popolo. Sullo sfondo la collina e la rocca di Collalto. Il profilo del nobile raffigurato potrebbe essere quello del conte Rambaldo (1908-1992), giuspatrono della chiesa quando venne realizzato l’affresco.
Questo testo è stato scritto da Giuliano Ros e potete contattarlo su questo link.
Dove trovarla
La Chiesa San Giorgio di Collalto si trova in via Rosolen 1