All’alba del secolo scorso, il territorio della pedemontana veneto-friulana era sguarnito di efficienti linee di comunicazione per collegare un centro abitato all’altro.

Storia della linea ferroviaria Sacile Vittorio Veneto

Storia della linea ferroviaria Sacile Vittorio Veneto

Era particolarmente confusa la situazione del progetto Sacile-Gemona che doveva collegare su rotaia le due realtà. Ma anche alle pendici dell’Altipiano del Cansiglio la situazione non era definita.

Infatti, vi era un problema che coinvolgeva due centri importanti Vittorio Veneto e Sacile. Mancava l’allacciamento tramviario o ferroviario fra le due cittadine. Nei primi anni del Novecento, però l’iniziativa dei privati e di alcuni enti pubblici cercò di creare un Comitato che promuovesse la realizzazione di una linea Sacile-Vittorio Veneto.

Si pensò di costruire una tramvia, molto in voga in quel periodo, che partisse da Sacile e collegasse i Comuni di: Caneva, Cordignano, Sarmede, Cappella per poi arrivare a Vittorio Veneto.

L’iniziativa come capitava spesso nei paesi agricoli, naufragò per la sfiducia di una parte della popolazione.

Con l’ingresso del Regno d’Italia in guerra la situazione peggiorò ulteriormente. L’idea della linea ferroviaria o tramviaria Sacile-Vittorio svanì con il passare dei giorni. Ben più gravi erano i problemi da risolvere nel quotidiano durante quegli anni.

L’arrivo dell’esercito austro-ungarico, dopo la ritirata di Caporetto, portò la guerra dentro casa. I nemici sfondarono tutte le linee di difesa oltre il Tagliamento e si fermarono sul Piave invadendo i Comuni della pedemontana.

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L’esercito occupante aveva la necessità di spostare rapidamente uomini, munizioni e cibo da una parte all’altra del fronte. Durante l’occupazione si rese necessario una visione d’insieme del trasporto locale con il contestuale sviluppo di nuove linee ferroviarie, tramviarie e stradali.

Diverse furono le opere viarie che l’esercito Austro-Ungarico realizzò fra il 1917 ed il 1918. Tra queste è possibile vedere quella che collega la Val Sana con la Val Belluna attraverso il Passo San Boldo.

Fra la fine del 1917 e l’inizio del 1918, l’occupante diede il via alla costruzione della linea ferroviaria Sacile-Vittorio Veneto. I lavori dovevano risolversi nel minor tempo possibile per i continui bombardamenti della stazione di Conegliano.

Qualsiasi soluzione sarebbe andata bene, l’importante era dare una nuova via di comunicazione alla pedemontana.

Probabilmente a causa del poco tempo, i binari a Costa di Vittorio Veneto erano stati posti direttamente sul terreno senza la massicciata in ghiaino, gli scambi fra binari erano di legno e le traversine affondavano sul terreno rendendo la struttura precaria e pericolosa.

La stazione di Cordignano era un punto fondamentale perché doveva ricevere il legno della Foresta del Cansiglio che veniva fatto scendere con una teleferica.

La stazione di Sant’Andrea a Vittorio, detta delle fornaci, era collegata con delle teleferiche al trenino della linea RevineFollina-Pedeguarda-Miane.

Il sistema di comunicazione, in qualche modo, esisteva per soddisfare le esigenze di guerra.

In quei mesi molti furono i bombardamenti italiani che colpirono le linee Sacile-Vittorio Veneto e Sacile-Conegliano rallentando o fermando la prosecuzione dei lavori.

Dopo la guerra, vista la disoccupazione dilagante degli italiani, venne rispolverato ed aggiornato il progetto della linea Sacile-Vittorio Veneto.

Nel luglio 1920, il Commissario Prefettizio di Caneva diramò un nuovo appello ai Sindaci della zona per chiedere la loro adesione al Comitato. Quest’ultimo aveva la funzione di riunire tutti gli interessati, di coinvolgerli per poi appellarsi alle Istituzioni sovra comunali.

Nell’agosto del 1920 a Caneva venne istituito il Comitato esecutore con l’appoggio dei commercianti ed esercenti di Vittorio Veneto. Questo permise di poter avvicinare i membri dell’allora Governo per capire se ci sarebbe stata un finanziamento per la realizzazione dell’opera.

Il Comitato cominciò una campagna di informazione e di sensibilizzazione elogiando l’opera ed i suoi scopi. Tra questi possiamo ricordare: lo sviluppo di industrie e commerci locali, l’incremento della produzione agricola, la facilità di spostare persone da una località all’altra e molto altro ancora.

Era stata istituita a livello regionale una Commissione Tecnica che doveva valutare l’esistenza delle linee militari e la loro riconversione in opere civili. La Commissione comunicò che sarebbero serviti circa £ 6.000.000 circa € 7.000.000 per sistemare la linea ed i ricavi futuri non avrebbero coperto quella cifra. Ne nacque una controversia fra il Comitato e la Commissione.

La discussione continuò fino al secondo semestre del 1923, quando la linea militare, creata dall’esercito nemico, venne definitivamente smantellata e l’intero progetto abbandonato.

Il costo di progetto della linea Sacile-Costa di Vittorio si aggirava intorno a 2.000.000 di corone austriache circa €2.800.000. Difficile capire il valore in euro attuali delle corone austriache perché durante la Grande Guerra le monete nazionali avevano una forte oscillazione.

Il tracciato, una volta concluso, avrebbe avuto una lunghezza complessiva di 17 km.

Per coloro che volessero approfondire il tema, segnaliamo l’opera di Innocente Azzalini e Giorgio Visentin “La ferrovia austriaca Sacile-Vittorio e le altre occasioni perdute” De Bastiani Editore, 2007.

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